È di uso comune riferire un dolore ad origine dal collo con il termine di “cervicale”, con tutte le sue molteplici sfaccettature che si arrampicano su su fino alla testa e provocano spesso un dolore diffuso.
Le cefalee che originano dal collo possono essere più frequentemente due: la cefalea di tipo tensivo (spesso ma non sempre chiamata “cervicale”) nelle sue espressioni dolorose bilaterali acute e croniche, e la cefalea cervicogenica che nella maggior parte dei casi è unilaterale.
La cefalea cervicogenica
Recentemente sono stati ridefiniti i criteri di classificazione della cefalea cervicogenica che nelle ultime decadi è stata definita non in maniera univoca (Antonaci & Inan 2020). L’ultima classificazione internazionale delle cefalee del 2018 si presta però ad alcuni consigli di revisione per una corretta aderenza al paziente con dolore ad esordio dal collo. Anche se gli studi scientifici sull’argomento non sono numerosi ci sentiamo di consigliare sulla base della esperienza clinica e degli studi da noi condotti, alcune modifiche nei criteri diagnostici per la cefalea cervicogenica.
In particolare, occorre verificare se il paziente ha la caratteristica di presentare attacchi di cefalea indotti dalla pressione su specifiche aree del collo o durante particolari movimenti. È inoltre caratteristica di questa cefalea, a differenza dell’emicrania, che il dolore esordisca a livello del collo e si istradi frontalmente.
Occorre chiedere inoltre al paziente se il dolore che interessa un solo lato della testa si irradia verso la spalla e il braccio dello stesso lato.
Il termine “cervicale“ è un pò un vaso di Pandora, un luogo comune dove tutto erroneamente finisce (e raramente si risolve) quando il dolore è avvertito al di sotto della testa.
Una corretta diagnosi, l’eventuale esecuzione degli accertamenti più indicati consentirà di evitare terapie farmacologiche e non, che spesso lasciano il tempo che trovano e lo spazio alla rassegnazione.