Il dolore, quando è cronico, ti vuole “bene” e non ti lascia mai. Quando lo fa, anche per brevissimi periodi, in una sorta di scherzo del destino, ti manca.
Si, lo posso dire, a me manca semplicemente perché non posso smettere di piangermi addosso e chiedere agli altri quello che chiedo con il ricatto morale di sempre. Quando il dolore si prende una pausa, vorrei starmene comunque rintanata al buio, lontano delle luci del mondo e dal chiasso della vita che vuole coinvolgermi. Io, in quei momenti, impreparata perché distante a lungo dal quotidiano e non più giustificata dall’insieme di cose che il dolore porta con sé, devo espormi e diventare attiva. Ed è allora che il dolore mi manca.
Avete mai sentito parlare della sindrome di Stoccolma che crea uno stato di dipendenza psicologica e/o affettiva che si manifesta in alcuni casi in vittime di violenza fisica o psicologica?
Bene, nei confronti del dolore si crea un mio stato assurdo di sensazione positiva e lui da aggressore diventa oggetto di “innamoramento” nel senso che è con “piacere” che mi sottometto ad esso.
Queste mie affermazioni scateneranno su di me l’ira assoluta, l’ira allo stato puro, già lo so e me ne assumo le responsabilità.
Compagni del dolore cronico amatevi nel vero senso del termine e sciogliete davvero le catene che vi avviluppano ogni giorno e che il dolore ha stretto intorno a voi per tenervi immobili anche quando lui non c’è. Distruggetelo davvero questo immondo che vuole divorare la vostra personalità. E’ il dolore che dovete annientare e non le persone che cercano di aiutarvi, perché altrimenti avete miseramente scelto il contendente sbagliato.
By Vicky