Tante cose mi hanno detto nella mia vita di emicranica. Tante e tutte sbagliate. Quando ero piccola erano problemi di vista. Poi son diventati capricci. Dovevo quindi sopportare in silenzio e smetterla di piagnucolare. Quando finalmente sono cresciuta, i capricci sono diventati stress e nessuno capiva, purtroppo, che lo stress nasceva dal dover sentire parole sbagliate. “Fatti forza”, “non buttare la spugna facilmente”, “non ti avvilire”, smettila di piangerti addosso”, “studia che è meglio”, “vai a farti una passeggiata”, “trovati uno straccio di fidanzato”. Ogni sera, così, finivo per piangere il mio dolore in silenzio, confidando a me stessa che quello non era dolore inventato, che non ero una malata immaginaria.
Quando scoprii di essere incinta perché finalmente uno straccio di ragazzo disposto a sposarmi lo avevo trovato, le mie gravidanze furono una tragedia. Vomitai anche l’anima nove mesi su nove ed anche il ginecologo, al momento del parto, assistette ad una sofferenza che andava al di là della stessa sofferenza. Ma per tutti fu normale e tante furono le stronzate che le mie orecchie stanche dovettero ascoltare ancora.
Ma un giorno decisi finalmente di scrivere la parola fine su tutto quello che era stato. Feci le valigie e partii. Non mi reggevo più sulle gambe e la mia vita era diventata qualcosa da portare avanti a stento.
Finalmente quel qualcuno che la mia mente aveva sempre aspettato si materializzò davanti a me e le sue parole non furono stronzate. La parola comprensione si aprì un varco sulla strada della mia vita fino ad allora impossibile e diventai la paziente più brava che si potesse mai conoscere.
Oggi ho smesso di lamentarmi e, da quando io per prima mi sono presa sul serio, le cose sono cambiate. Ho ritrovato me stessa e mi sono piaciuta di più.
Le cose che non ho detto? Una sola: un sano catartico “vaffa” a tutti quelli che non avevano capito.
La cosa che dico ogni giorno al mio risveglio? GRAZIE. Grazie a chi ha capito.
By Vicky